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sè, ma per l’abbandono in cui sarebbero potuti rimanere i colpiti dal morbo.

«S’egli è vero – gli scriveva poi il gonfaloniere Domenichelli – che l’uomo il quale espone la sua esistenza per recar sollievo alla afflitta e minacciata umanità muove a gran passi verso l’eroismo, s’egli è vero ciò, basterà alla S. V. ricordare ciò che fece nel 55 come membro della deputazione di sanità, perchè da tutti i buoni le siano tributate quella stima e venerazione che ad uomini tanto rari sono dovute.»

E giunse il 59.

Il convegno di Plombières, la proclamazione dell’alleanza franco - piemontese, l’opuscolo del Laguerronière avevano riaccese, più ardenti che mai, le antiche speranze d’indipendenza, di libertà; la celebre frase di V. E. «Non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia ci giunge» aveva elettrizzato gli spiriti. Gli antichi repubblicani abbandonavano il Mazzini, e volgendo lo sguardo desioso all’audace e valoroso Piemonte, si organizzavano per la non lontana lotta.

Fra tutti i centri liberali della provincia, Pergola e Fano tenevano il primo posto. In quanto a Pergola, il merito di ciò va dato, oltrechè al grande patriottismo della cittadinanza,