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zioni sul movimento che dovevasi effettuare, e l’affidamento che, ove la sommossa fosse scoppiata, le truppe italiane avrebbero immediatamente varcato il confine, per impedire si rinnovassero le orrende stragi di Perugia.

Ricordare gli ordini, le disposizioni che per la buona riuscita della rivoluzione il Ginevri allora diede sarebbe qui fuori di luogo. Mi limiterò a dire che quando in un colloquio che ebbe a Bologna col principe Simonetti, gli fu da questi partecipato come il Cavour avesse fissato per la sollevazione il giorno 8 settembre, egli chiamò a Rimini tutti i capi liberali delle Marche per intendersi con essi sul da farsi.

Al congresso parteciparono i rappresentanti di tutte le città più importanti della regione; e vi si decise che nel giorno fissato avrebbero dovuto insorgere tutto il Montefeltro, il distretto di Pergola e le altre contrade che si fossero sentite in animo di farlo, e che i rivoltosi delle città non troppo prossime al confine, se assaliti dalle truppe pontificie, avrebbero dovuto rifugiarsi sul Montefeltro o in Toscana.

Altre istruzioni importantissime il Ginevri diede con delle circolari indirizzate ai Comitati insurrezionali, e queste istruzioni accompagnava con l’invio di armi e cartucce, fornite al Comi-