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la necessità in cui sarebbesi trovato il Cavour di impedirlo.

In conseguenza di ciò, proponeva che la insurrezione si facesse partire dal Montefeltro, ed ivi si radunassero i volontari che avessero voluto prender parte alla liberazione delle Marche. Secondo lui, il piano strategico de’ rivoltosi avrebbe poi dovuto avere per base d’azione il Montefeltro stesso, sul quale, in caso d’insuccesso, si sarebbe dovuto ripiegare.

Essendo allora quella regione montana pressochè priva di strade e assolutamente inaccessibile alla cavalleria e all’artiglieria, questo progetto era il migliore che si potesse escogitare. E ciò dovettero ammettere anche il Garibaldi e il Comitato Nazionale di Bologna, il quale però avendo ricevuta dal Cavour l’assicurazione che in tempo non molto lontano avrebbe potuto appoggiare apertamente le rivendicazioni dei Marchigiani, dissuase il Ginevri dal porlo in esecuzione.

Nel giugno, il Ginevri ricevette dallo Ionni una lettera in cui gli veniva raccomandato, a nome del Comitato di Bologna, di tener desti, pronti alla riscossa i liberali marchigiani; il 5 luglio, in un convegno che ebbe a Cesena col suo amico Finali, gli furono da questi date delle istru-