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XXV. T. POMPONIO ATTICO. che era di parere doversi agli amici far servigi s«uza 0 eutrar in fazione. e sempre s’era tenuto lontano da ni fatti progetti, rispose che se Bruto avesse voluto prevalersi ae’ suoi averi, il fecesse pure per quanto essi bì estendevano; ma ch’egli non sarebbe mai con veruno venuto a parlamento su di quest’affare, nè entrato nella società proposta. In questa forma si dissipò quel conciliabolo solo per non aver egli voluto essere a parte. Di li a non molto cominciò a prevalere Antonio, di maniera che Bruto e Cassio, disperando delle provincie, che erano loro state date da’ consoli per un cotal pretesto, andarono in esilio. Attico, che aveva ricusato di contribuir danaro con gli altri in favor di Bruto quando era in flore il suo partito, sbalzato Bruto, mentre usciva dell’Italia, gli mandò in regalo centomila sesterzii, e assente gliene fe’ contare in Epiro trecento mila. Nè adulò Antonio nel tempo della sua potenza, nè abbandonò i disperati. IX. Succedette la guerra fattasi a Modena; nella quale se io chiamassi Attico soltanto prudente, il loderei meno di quel ch’egli si merita; essendo egli stato anzi divino; se cosa divina si può chiamare una stabile bontà naturale, che per verun accidente non cresce nè sminuisce. Antonio giudicato nimico s’era ritirato dall’Italia: non vi ,era per lui speranza di ritorno: non solamente i suoi remici, che allora erano potentissimi e in gran numero, ma anche gli amici si davano agli avversarii di lui: e nel nuocere ad Antonio speravano di ottenere qualche vantaggio ; perseguitavano i suoi famigliari, desideravano di spogliar d’ogni cosa la moglie Fulvia, e già accennavano di voler estinguerne la prole. Attico, contuttoché fosse intrinsechissimo di Cicerone, ed a Bruto amicissimo, non pure non consenti loro che offendessero Antonio, ma al contrario protesse per quanto potè i famigliari di 'ili fuggitivi di Roma, li soccorse di quelle cose che loro bisognavano. Per Publio Volunnio poi tanto fece che di più non si poteva aspettare da un padre. Ed a Fulvia stessa trovandosi imbarazzata in liti, e da grandi terrori travagliata, con tanta premura prestò l’opera sua, ch’ella non compari mai in giudizio senza di Attico, ed egli fece per essa sicurtà d’ogni cosa. Che anzi avendo ella ne’ tempi felici fatto acquisto d’un fondo da pagarsi entro un termine prefisso, e non avendo, dopo la disgrazia, potuto far voltura, egli s’intromise e senza verun interesse e senza stipulazione le fidò il danaro, giudicando essere grandissimo guadagno l’essere conosciuto memore e grato, e nel medesimo tempo far palese ch’egli era solito esser amico non della fortuna, ma degli uomini: e certamente, mentre cosi faceva, niuno potea pensare che e*li il facesse per profittare delie uircostanxe del tempo. 98 VITE