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XXIII. ANNIBAI.K. «g come per terra era più forte. Il quale se avesse potuto torsi di impaccio, giudicava che tutto il restante gli BiT rebbe più agevolmente riuscito. Per ucciderlo si valse di questo mezzo. Di 11 a pochi giorni si doveva dare una battaglia navale. Egli era inferiore nel numero delle navi faceva dunque mestieri combattere colla frode, ove non bastavano le armi. Diè ordine che si accogliessero quanto più velenose serpi si potessero aver vive, e queste si riponessero in vasi di terra. Trovatane una gran quantità nel giorno stesso che doveva seguire il fatto, raguna i suoi uomini di marina, e loro comanda che attacchino tutti la sola nave d Eumene, non badando riguardo alle altre, se non a difendersene ■ la qual cosa loro riuscirà facile eoll’ajuto delle moltissime serpi. Ch’egli poi avrebbe fatto in modo che essi sapessero in qual delle navi fosse il re. Il quale se. l’avessero preso od ammazzato, promette loro grande ricompensa. XI. Fatta una tale esortazione a’ soldati, amendue le flotte si presentano in battaglia. Schierate che furono, prima che si desse il segno dell’attacco, Annibaie, affine di manifestare a’ suoi in qual posto fosse Eumene, manda un araldo sopra un battello col caduceo. Il quale giunto alle navi degli avversarli, facendo vedere che portava una lettera, si dichiarò che cercava il re. Incontanente fu condotto ad Eumene, perchè niuno dubitava, che vi fosse qualche proposizione di pace. L’araldo indicata cosi a’ suoi la nave del capitano, colà se ne tornò, ond’ era partito. Intanto Eumene, sciolta la lettera, altro non vi trovò, se non cose che tendevano a farsi beffe di lui. Della qual cosa sebben con istupore cercasse nel suo pensiero la cagione, tuttavia non esitò punto a dar battaglia. Al primo affrontarsi i Britinii, secondo il comando d’Anni- bale, assaltano tutti insieme la nave d’Eumene. Il cui impeto non potendo il re sostenere si salvò colla fuga. e non gli sarebbe riuscito, se non si ricoverava tra’ suoi presidii, che stavan disposti sul lido vicino. Tutte le altre navi pergamene dando molto che fare agli avversarti, tutto ad un tratto si cominciò a gettar contro di esse i vasi di creta, dei quali si è detto di sopra. Il che dapprincipio mosse a riso i combattenti ; nè si potea capire per qual fine ciò si facesse. Ma dopo che videro le navi loro ripiene di serpenti, atterriti alla novità del fatto, mal distinguendo a qual de’ due mali specialmente porre riparo, volsero indietro le poppe, e si rifugiarono nel loro navale accampaménto. In tal guisa Annibaie superò coll’ingegno le armi de’ pergameni. Nè soltanto in questa occasione, ma in parecchie altre ancora per terra con ptrual arte fe’ retrocedere i nemici. XII. Mentre queste cose si facevano uell'Asia, » caso 90 VTTK DEGLI