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XXIII. ANNlBAZ.fi. distante da Zama circa trecentomila passi. In questa f i Numidi, che insieme con lui erano partiti dalla bui'/ " glia, gli trainarono insidie: ma egli non pur ne Bcanioò ma ancora gli oppresse. In Adrumeto raccolse gli altri fuggiaschi, e fatte nuove leve in pochi giorni ebbe gran gente. VII. Intanto ch’egli era fervorosamente occupato negli apparecchi di guerra, i Cartaginesi fecer la pace co’ Romani. Ciò non ostante continuò ad aver il comando dell’esercito, e fé’ delle imprese nell’Affrica: e similmente Magone, fratello di lui, sino al consolato di Publio Sul- pizio e Cajo Aurelio. Imperciocché sotto questi consoli vennero a Roma ambasciatori cartaginesi a ringraziare il senato e il popolo romano, perchè avessero -con esso loro fatta la pace, e a recar loro perciò in regalo uni corona d’oro e chiedere nel tempo stesso, che i loro ostaggi stessero in Fregelle e si facesse la restituzione de’ prigioni. A costoro per decreto del senato fu risposto che il regalo de’ Cartaginesi era riuscito grato ed accetto; che gli statichi loro sarebbero restati in quel luogo ch’essi richiedevano; ma che i prigioni non gli avrebbero restituiti ; perchè i Cartaginesi tenevano anche allora alla testa dell’esercito Annibaie, inimicissimo del nome romano, e per opera di cui la guerra avuto avea principio, come pure Magone suo fratello. Sentita questa risposta i Cartaginesi richiamarono in patria Annibale e Magone. Quivi ritornato, fu fatto pretoie, dappoiché era stato re ventidue anni. Imperciocché siccome a Roma due consoli, cosi in Cartagine due re si creavano d’anno in anno. In questo magistrato si mostrò Annibaie cosi attivo, come lo era stato in guerra. Imperciocché fece in maniera, che dalle nuove gabelle non pur si traesse il danaro da pagarsi a’ Romani secondo il patto, ina eziandio ne sopravanzasse da riporre nell’erario Quindi un anno dopo la sua pretura, sotto il consolato di M. Claudio e L. Furio, vennero ambasciadori da Roma a Cartagine. Immaginandosi Annibaie costoro esser stati mandati per domandar lui, pria che fossero ricevuti in senato, prese occultamente imbarco, e ricoverossi in Siria presso Antioco. Ciò scopertosi, i Cartaginesi spedirono due navi per arrestarlo, se si fosse potuto raggiungere, confiscarono i suoi beni, diroccarono la sua casa da’fondamenti e lo dichiararono esule. VIII. Ma Annibaie, il terz’anno dappoiché era dalla patria fuggito, essendo consoli L. Cornelio e Q. Minuzio, con cinque navi s’accostò in Affrica sui confini di Cirene, affine di tentare, se avesse potuto indurre i Cartaginesi a rinnovar la guerra contro i Romani, sulla speranza e flduoia d’Antioco; a) quale già avea persuaso di por88 VI tu