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S4 VITK OBOLI KOCBLLEKTI COMANDANTI XXIII. ANNIBALE. I umiliata, primo [ra tulli i generali, avrebbe superato i Romani, se non vi si fosse opposta la malevolenza de’ suoi. — II. Mosso dall'odio ereditario contro i Romani, eccita Filippo ed Antioco contro di essi — III. Essendo comandante in capo, soggioga la Spagna, espugna Sagunto, passa i Pirenei e le Alpi e discende in Italia. - IV Combatte frequentemente coi Romani, con prospero successo — V. Altre sue imprese dMtalia. — VI. Richiamato a difendere la patria, é vinto da Scipione il tiglio. — VII Fatta la pace, per timore d’essere consegnato ai Romani, si rifugia presso Antioco — Vili Fa inu ili tentativi per indurre i suoi cittadini alla guerra: vince i Rodii. — IX. Messo in fuga Antioco, deludo l’avarizia ilei Cretesi. -- X. Arma Prusia contro i Romani. — XI. Vince Eumene con uno slrau gemma. — XII. Per non esser dato in mano dei domani, prende il veleno e muore. — XIII. Benché implicato in guerre di tanta importanza, consacra parte del tempo alle lettere. I. Annibale, figlio d’Amilcare. fu Cartaginese. S’egli è vero ciò di cui niun dubita, che il popolo romano superò in valore tutte le nazioni, non si può negare che Annibaie tanto oltrepassò tutti gli altri generali nella prudenza, quanto il popolo romano era alle nazioni tutte nella forza supcriore. Imperciocché ogni volta che co' Romani venne a tenzone in Italia, sempre ne riuscì vincitore. Che se in patria non gli fossero state da’ suoi sminuite le forze, pare che sarebbe stato capace di superar i Romani. Ma il valore d’un solo non potò reg-gere contro la malevolenza di molti II. Annibale poi si confermò talmente nel paterno odio contro de' Romani lasciatogli per eredità, che anzi che deporlo lasciò la vita: ed essendo esule dalla patria, e bisognoso di straniere protezioni, coll’animo però mai non oessò di far la guerra ai Romani. Imperciocché per non dir nulla di Filippo, il quale, senza volerlo, Annibaie fe’ divenire nemico de’Romani; egli accese tal bramarti far loro la guerra nel cuore d’Antioco, il più potente de’ re che a quei tempi ci fossero, che fin dal mar Rosso fece ogni sforzo per portar Tarmi in Italia. Al qual re essendo stati mandati ambasciatori romani per esplorarne l’animo, e studiarsi per via di clandestini consigli di metter Annibale In sospetto presso del re, siccome colui, che da loro corrotto avesse mutato pensiero, nè ciò avendo tentato invano, ed essendosi di ciò accorto Annibaie, e velandosi da più secreti consigli segregare ; presentatasi l’occasione si portò dal re, e dopo avergli molte cose esposte intorno alla sua fedeltà e all’odio suo