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LKNt! COMANDANTI mento degli amiti m’ è stato fona soccombere. Nè ciò era falso Era Eumene, siccome di bella presenza, cosi egual mente gagliardo, e molto resistente alla fatica: né tanto "rande di corpo, quanto avvenente della persona XII Non osando Antigono decidere da per sé solo del costui destino, ne riferì al consiglio. Qui tutti primieramente turbandosi e mostrando grande maraviglia, che non fosse per anco stato giustiziato colui, dal quale erano stati pel corso di tanti anni sì malmenati, che B'èrano sovente trovati alla disperazione; il quale aveva uccisi comandanti di prima portata; colui in somma, il quale cotanto potea da sé solo, che fin a tanto che fosse vissuto, essi non poteano viver sicuri, ma morto che fosse stato, non avrebbero più avuta la menoma briga: finalmente gli dimandarono quali amicifacea conto di più avere, quand'avesse salvato Eumene; in compagnia del quale essi presso di lui non sarebbero rimasti. Sentito il parere del consiglio, pur si volle Antigono pigliare sette giorni di tempo a pensarci. Allora finalmente per timore che nell’esercito si sollevasse qualche sedizione. proibì ohe nessuno più lo vedesse, e diede ordine che gli fosse levato il cibo, che eragli ogni dì recato; imperciocché diceva, che non gli soffriva il cuore di dar morte violenta a colui, che g'ii era stato amico. Con tutto ciò Eumene, sofferto il travaglio della fame per tre soli giorni, nel moversi del campo, fu dalle guardie, senza saputa d’Antigorio, scannato. XIII. In tal maniera Eumene in età di quarantacinque anni, de’quali, principiando dal ventesimo, ne avea passati, corno sopra dicemmo, sette al servizio di Filippo, e tredici nel medesimo grado al servizio d’Alessandro, compresovi il tempo in cui comandò ad un’ala di cavalleria : avendo quindi dopo la morte d’Alessandro Magno, in qualità di generale guidati eserciti, e comandanti valentissimi parte respinti, parte uccisi, fatto prigione non per valor di Antigono, ma per islealtà de’ Macedoni, terminò la su? vita. In qual concetto sia egli stato presso tutti coloro che dopo Alessandro Magno si chiamaron re, da questo si può agevolmente conoscere, che niuno, finché visse Eumene, osò prendere questo nome, ma soltanto quello di governatore. E dopo la costui morte quei medesimi presero incontanente il nome e le insegne di re. E benché da principio si millantassero, che essi serbavano il regno ai figliuoli d’Alessandro, non mantennero la parola, e di vita tolto il solo che veramente per quelli combatteva, diedero, a divedere quale intenzione avesser sempre avuto. I capi di questa scelleratezza furono Antigono, Tolomeo, Seleuco, Lisimaco e Cassandro. Antigono poi consegnò il cadavere d’Kumeue a’ parenti dì lui i-Ua