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70 VITK DKULI BCCBLl.BNTl COMANDANTI Ma In flne non potendosi prendere coll'arte, fu tolto in mezzo colla moltitudine. Quinci nulladimeno con Rran perdita di gente si sviltipprt, o ritirossi in un castello dulia Fri"ia appellato Nora. Nel quale essendo assediato, e temendo olio stando sempre in un luogo, i cavalli da guerra non gli andassero in rovina, perchè non v’era spazio da farli muovere, fu sagace la sua invenzione di fare, che un giumento, senza camminare, potesse riscaldarsi e far esercizio, affinchè e più volentieri mangiasse, e non fosse privo del benefizio del moto. Stringendo adunque il giumento sotto del capo con una coreggia, lo faceva stare si sollevato, che co’ pie’ davanti non potesse ben toccar terra : indi battendogli le groppe, lo sforzava a saltellare e trar calci; la quale agitazione noi faceva sudar meno che se avesse fatta una corsa. Quindi avvenne che dopo più mesi d’assedio, con gran maraviglia di tutti, egli condusse fuor del castello i suoi cavalli cosi benestanti, come se gli avesse tenuti per le campagne. Stando coki rinchiuso, qualunque volta gli parve, de’preparativi e ilelle fortificazioni d’Antigono parte ne incendiò e parte ne disfece. Finché durò l’inverno, perciocché non poteva accampare a cielo scoperto, si trattenne nello stesso luogo. Ali’avvicinarsi poi della primavera, fìngendo di volersi arrendere, mentre trattava delle condizioni, deluse i prefetti d’Antigono, e trasse fuori sè, e tutti i suoi a salvamento. VI. Olimpia, ch’era stata madre d’Alessandro avendo a costui mandato in Asia lettere e messi per consultarlo, (Telia dovesse portarsi in Macedonia per ricuperarla (imperciocché allora abitava in Epiro), e mettersi al possesso de’beni di quella corona; questi in p:imo luogo la consigliò di non doversi muovere, e di aspettare fin a tanto che ii figliuolo di Alessandro fosse in istato di salire al trono. Che se qualche veemente desiderio la tirasse in Macedonia, si dimenticasse d’ogni affronto ricevuto, e a niuno facesse parer pesante il suo governo. Niuna di queste cose fece Olimpia; imperciocché andò in Macedonia, ed ivi si portò crudelissimamente. Pregò poi Eumene lontano, che non volesse sopportare che uomini nimicissimi della casa e della famiglia di Filippo, ne estinguessero anche la stirpe, e perciò sostenesse egli i figliuoli d’ A- leegandro. il qual favore, se gli piacesse di fare, apparecchiasse senza indugio armate da mandare in suo soccorso. Che perchè ciò far potesse più agevolmente, ella avea spedite lettere a tutti i suoi governatori che le re- stavan fedeli, di dover fare a modo di lui, e seguitarne i consigli. Commosso Eumene da questi sentimenti, stimò che fosse meglio morire, se la fortuna a vesse cosi dispo sto, per render servigio a chi l’uvea beneficato, che vivere ingrato.