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XV. KfAMI^ONDA. J-,f5 uso della sua bontà, che si può dire che avesse ogni cosa in comune co^li amici. Imperciocché accadendo elio alcuno tra’ suoi cittadini fosse stato preso da' nemici, o una figliuola nubile d’un qualche suo amico non potesse per cagion della povertà collocarsi, radunava gli amici, e tassavali di quel che ciascuno di essi a proporzione delle facoltà loro dovesse darle: e trovata quella tal somma, prima di ricevere il danaro, conduceva colui che dimandava la donzella, a coloro che lo contribuivano e gliel faceva contare in proprie mani, acciocché quegli, cui il denaro toccava, sapesse di quanto fosse a ciascuno tenuto. IV. Fu poi il suo disinteresse messo alla prova da Dio- me4onte di Cizico: il quale a richiesta di Artaserse si ora impegnato a corromperlo con denaro. Venne questi con gran somma d oro a Tebe, e con cinque talenti guadagnò l’animo di Micito, giovanetto allora amato da Epaminonda, e gli aperse il motivo della venuta ,di Diome- donte. Ma eg’li in faccia a Diomedonte. « Non è mestieri, « disse, di denaro : perchè se il re chiede cose che van- « taggiose sieno a’ Tebani, son disposto a farle gratui- « tamente, ma se le cose che richiede, sono a’ Tebani « contrarie, egli non ha oro o argento che basti. Imper- « ciocché non anteporrei le ricchezze di tutto il mondo « all’amore verso la patria. Che tu, non conoscendomi, mi « abbi tentato, e mi abbi creduto simile a te, non me ne « fo meraviglia; ti perdono: ma esci incontanente della « città: affinchè non avendo potuto corromper me, non « corrompi gli altri. Tu, o Micito, restituisci il suo de- « naro a costui, o che, se noi fai tosto, io ti porrò nelle « mani del magistrato. » Avendolo poi Diomedonte pregato che gli fosse permesso con sicurezza d’uscire dallo Stato, e portarsene seco le cose sue, che s'avea recate; « Questo, disse, ti accorderò, non già per riguardo tuo, « ma di me stesso; acciocché, se mai fossi rubato, non

< vi sia chi dica, che per furto venisse alle mie mani

i< quello che ho rifiutato di ricever per dono. » Ed aven ■ dogli domandato, dove volesse avviarsi, ed egli avendo risposto che ad Atene, gli diede uomini di scorta, perché vi giungesse senza pericolo. Nè questo ancora gli bastò : ma di più per mezzo di Cabria, ateniese, di cui facemmo di sopra menzione, fece che senza offesa alcuna prendesse imbarco. Questo basterà per testimonio del suo disinteresse. Moltissimi altri esempii ne potremmo portare, ma ci conviene esser brevi; poiché in questo solo volume ci siamo prefisso di comprendere la vita di molti eccellenti personaggi, a parlar de’ quali separatamente hanno prima di noi molti scrittori impiegate parecchie uiigliaja di versi. 66 V1T