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VITB DKOl.I KCCBLI.KKT1 COK A.NDANl'1 tofradatb per comando del re mosse guerra a coloro ohe si erano ribellati Imperciocché per opera di lui i nemici, che già erano entrati nel carrifio, furono sbaragliati, e salvato il rimanente dell’annata regia. In vista del qual fatto cominciò ari aver incombenze ai maggior riguardo. V’era in quel tempo Tio, signore della Paflagonia, che Omero dice essere Btato ucciso nella guerra trojana da Patroclo. Non faceva costui a modo del re; onde si dispose a volergli far guerra; e ne diede il comando a Datarne, parente del Paflagone; perciocché erano nati di fratello e sorella. Per la qual cosa, Datarne volle prima tentar ogni via, affline di ridurre all ubbidienza il suo congiunto, senza usare le armi. Ma essendosi da lui portato senza presidio (come lui che da un amico non temeva insidie), poco mancò che non vi perisse. V’ era con Datarne la madre, zia del Paflagone: ella riseppe ciò che si macchinava, e ne avverti il figliuolo. Egli si salvò dal pericolo colla fuga, intimò la guerra a Tio, nella quale benché da Ariobarzane, prefetto della Lidia, della Jonia e di tutta la Frigia, fosse abbandonato, ciò non ostante la durò con ugual vigore, e prese vivo Tio colla moglie e co’ figliuoli. III. Del qual fatto fece in modo che non prima fosse al re la nuova recata, ch’egli vi giugnesse. Sicché senza che persona se n’avvedesse, colà portossi, dov’era il re, e il di seguente fece che Tio, uomo di grandissima corporatura e d'aspetto terribile, perciocché era nero, ed avea lunghi capelli, e barba lunga, fosse vestito della più bella veste, che usati erano di portare i regi satrapi lo ornò anche di collana e di smaniglio d’oro, e del rimanente del reale addobbo. Egli involto in un agreste e grosso mantello, e in un’ispida tonaca, portando m capo un elmo da cacciatore, la clava dalla destra, e dalla sinistra un guinzaglio, si faceva andar innanzi Tio legato, come se conducesse una fiera da sè presa. 11 quale tutti da lontano guardando, per la novità dell’abito, e lo sconosciuto sembiante, e perciò essendo in gran folla accorsi, alcuno fuvvi, che riconobbe lui essere Tio, ed al re ne portò la nuova. Quegli sulle prime non vi prestando fede, mandò Farnabazo a spiarne, dal -quale, quando riseppe, come in fatto stava, incontanente diè ordine, che Tio fosse ammesso all’udienza, gran piacere prendendo si del fatto, come del vestimento; e specialmente che un nobil re gli fosse venuto nelle mani, senza sua aspettazione. Per tanto avendo magnificamente regalato Datarne, all’esercito il mandò, che si raunava allora sotto il comando di Farnabazo e di Tltrauste per la guerra d’Egitto, e gli diè autorità pari alla loro. Ma dopo che il re richiamò Farnabazo, a lui diede il supremo comando.