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ANTI uuelii del re. ritraeva grandi prede. A ciò ponendo mente Cabria in mana cosa cedendola ad Agesilao, spontaneamente andito in loro soccorso, ebbe il comando della flotta e^zia ed Agesilao quello delle truppe di terra. Ili A flora' i ministri dei re di Pereia mandarono amba- se “tori ad Atene a lagnarsi, cBe Cabria unito agli Eglzii facesse guerra contro del re. Gli. Ateniesi citarono per un determinato giorno Cabria, prima del quale se non fosse ritornato in patria gi'intimarono, che sarebbe stato condannato a mortS. A quest’avviso ritornossene in Atene, e non si trattenne più del bisogno. Imperciocché i suoi cittadini non sei vedevano volentieri avanti degli occhi, perché e’ vivea lautamente, e se la godeva con troppa liberalità, perchè potesse declinare l’invidia della moltitudine. Imperciocché egli è comune vizio delle città grandi e libere, che l’invidia sia compagna della gloria, e volentieri si dica male di coloro, che si vedono far più luminosa comparsa, e i poveri vedono a malincuore che altri sia ricco ed agiato, Per questa ragione Cabria, per quanto gli era permesso, stava per lo più fuori. Nè fu egli solo, che volontariamente stesse fuori d’Atene, ma quasi tutti i principali fecero lo stesso, avvisando, sè esser di tanto lontani dall’invidia, quanto dagli occhi de' suoi si fossero ritirati. Per questo Conone passò gran tempo della vita sua in Cipro ; Iflcrate della Tracia, Timoteo in Lesbo, Ca- rete nel Sigeo, Carete a costoro dissimigliante e ne’ fatti e ne' costumi, ma pure in Atene e onorato e potente. IV. Cabria poi mori nella guerra sociale in questa maniera. Gli Ateniesi battevano Chio: era nell’armata navale Cabria in qualità di privato: ma i soldati a lui più guardavano che a nessun altro. Questo fu quello che gli affrettò la morte. Imperciocché mentre cerca d’entrar egli il primo nel porto, e dà ordine al piloto che là volga la nave, fu egli stesso la sua rovina: perchè, essendovi pur introdotto, le altre navi non gli venner dietro. E però dalla folla de’ nemici attorniato, difendendosi con somma bravura, la sua nave percossa nel rostro cominciò ad affondare. E comechè potesse quinci scampare, gettandosi in mare, perciocché era di sotto la flotta ateniese, la quale, nuotando egli l’avrebbe raccolto, volle anzi perire, che gettando via le armi abbandonar la nave che l’avea portato. Non fu in ciò dagli altri imitato, i quali si salvarono a nuoto. Ma egli giudicato valer meglio un’onorata morte che una vergognosa vita, anche d’appresso combattendo, fu cogli stili de’ nemici ammazzato.