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se non ?l. LtSAICDM. che di tenere sotto II suo dominio tutte le città; Ungendo di ciò fare a riguardo degli Spartani. Imperciocché da per tutto scacciati coloro che orano stati do] partito degli Ateniesi, avea in ciascuna città eletti dieci, a cui fosse appoggiato il supremo governo, e l’autorità iii ogni cosa. Nel costoro numero niuno veniva ammesso, che o non avesse seco lui ospitalità, e non giurasse d’esser suo. II. Della cui crudeltà, e perfidia ci basterà addurre un fatto per esempio, acciocché col troppo raccontarne non rechiam noja a chi legge. Nel ritornarsene vittorioso dal- 1’ Asia, avendo divertito il suo cammino a Taso, perchè quella città era stata con ispezial fede attaccata agli Ateniesi (come se fosser soliti ad essere stabilissimi amici que’ medesimi eh’erano stati nemici costanti), gli prese voglia di distruggerla. Ma prevedeva, che se non avesse tenuto occulto il suo disegno, i Tasi si sarebbero scansati, ed avrebbero provveduto a’caBi loro...' III. Per la qual cosa essi abrogarono quel decemvirai magistrato posto da lui. Del che ebbe egli tal dolore e collera, che si dispose a voler levar via i re degli Spartani, ma conosceva di non poter ciò recare ad effetto, senza valersi del mezzo degli Dei, poiché gli Spartani usavano di ricorrere in ogni faccenda agli oracoli. Tentò in primo luogo di corrompere la sacerdotessa di Delfo ; non essendogli ciò riuscito, rivolse il medesimo attentato ai sacerdoti di Dodona, dai quali pure ributtato, disse d’aver fatto voto di portarsi a Giove Ammone, avvisando 1 Esempio della perfidia e crudeltà di Lisandro contro i l'asi (mancante in Cornelio Nipote), tolto dal libro 1 Degli Stratagemmi di Polieno : « Lisandro, avendo llssato, come narra Cornelio Nipote, di distruggere Taso, a cagione di coloro che avevano favorito il partito degli Ateniesi, e temendo che non avessero a sfuggirgli quelli ch’ei desiderava spenti; pensò di coprire la propria perfidia col manto della clemenza e della religione. Avevano i Tasi un tempio dedicato ad Ercole, il quale era da essi tenuto In somma venerazione. Ivi chiamati i cittadini, li trasse in inganno con un discorso tutto pieno ili insidiosa cortesia. In esso diceva che egli perdonava a tutti 11 loro passalo ; che all’ agitazione ed alla circostanza polevasi facilmente condonare ciò che era avvenuto in quel mutarsi di cose; che per conseguenza era cosa affatto inutile il temere od il tenersi celati ; che gli si accostassero pure, e confidassero in lui, deciso com’ era di perdonare a lutti; cn'egli prometteva tali cose, chiamando in testimonio il loro patrio nume, al cui tempio ed alla cui presenza li aveva chiamati. Asseverando tali cose colla più fina simulazione ottenne piena fede. Quelli che avendo parteggiato per gli Ateniesi erano stati in timore, ben presto uscirono dai loro nascondigli ; e Lisan - dro , da II a pochi giorni, assalitili, mentre non istavan più in alcun sospetto e tenevansl al tutto salvi, li uccise » JM VI