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1,1 RCCRL1.BNT1 COMANDANTI ch'egli aveva nell’Affrica La qual cosa, per quel tempo, fu difficile a giudicare se gli sia stata maggiormente dì fatica o di gloria ; perciocché s’è veduto non aver egli avuto meno a cuore ne’ pericoli gli amici assenti che i presenti. XIII. Nè fu già Attico riputato meno buon padre di fa- mialia' che buon cittadino. Imperciocché quantunque danaroso pure niuno fu di lui men portato a far compre, nè men facile a fabbricare. Non lasciò egli per tutto quelito d'essere ottimamente alloggiato, e d'aver per suo uso tutte le cose signorili. La sua casa era nel Colle Quirinale, detta la TanHlana, lasciatagli in eredità dallo zio matèrno, la cui amenità non consisteva neli’ediflzio, ma in una selva, che le era contigua : imperciocché la casa in sé, di fabbrica antica, era piuttosto ben intesa che sontuosa , nella quale non fe’ verun cangiamento : se non quanto il richiedeva la necessità di riparare alla vetusta. Tenne servitù, a giudicar dall'utile, ottima; ma secondo ia figura, appena mediocre Imperciocché aveva de’domestici letteratissimi, degli ottimi lettori e gran numero di scrivani; cosi che non v'era neppur uno tra quelli che il seguitavano a piedi che 5’una e l’altra di queste cose non sapesse fare perfettamente. Similmente tutti quelli degli altri ufflcii, che sono al treno d’una casa richiesti, erano rissai buoni. Nè ve n'ebbe pur uno che non fossegli nato in cnsn e in casa educato; segno non solamente di moderazione, ma anche di diligenza. Imperciocché il non desiderare smisuratamente quella cosa, cui vedi che molti agognano, si dee riputar segno di temperanza, ed è argomento di accortezza non mediocre il procacciarselo piuttosto coll’industria, che col danaro. Di buon gusto, rna non magnifico; splendido, ma non grande spenditore, con ogni diligenza cercava la pulitezza, non il superfluo. Di suppellettile non aveva nè troppo, nè poco, in modo che non potea dar nell’occhio nè per l’un estremo, né [ier l’altro. Nè lascerò di dir questo ancorché io credo che a molti sia per parer cosa leggiera, che essendo Attico de’più agiati cavalieri romani, e con molta liberalità invitando a casa sua persone d’ogni ordine, sappiamo dal libro dei suoi conti giornalieri ch’egli non ispendeva nulla più di tre mila assi per ciascun mese, e questo lo asserisco con franchezza non per averlo inteso dire, ma per averlo veduto io medesimo, come quello, che per ia nostra stretta amicizia, ebbi spesse volte parte ne’ suoi domestici affari. XIV. Ne’ suoi conviti non s’udi mai altra sinfonia che de’ leggitori : la qual cosa a noi pare dilettevolissima. Nè mai si cenò da lui senza che vi fosse qualche lettura per ricreare non meno l’animo che il ventre de’ convitati. Imperciocché egli invitava coloro che uon erano d’iuclina-