Pagina:Negri - Stella mattutina, Mondadori, 1921.djvu/34

28 Stella mattutina ::

Ella pensa di essere rimasta sola nel mondo. Non più padroni, non più scuola, più nulla: nemmeno la madre. Le si dilata l’anima: le diviene leggera leggera: aderisce alla neve, si fa un fiocco di neve, scompare nel bianco.


In un mattino di primavera, il giardino le fa un incanto.

Ha dovuto alzarsi prestissimo, all’alba, per eccezione. Ma, appena sbucata fuori dal portico, dimentica quel che ha da fare, per ascoltar, rapita, gli alberi che parlano.

Parlano tutti, fra loro, sommessamente, nella semiluce. Risa, domande, risposte, scherzi, esclamazioni. Oh, ella non ignora che quel chiacchierio è degli uccelli, cinguettanti nella gioia del primo risveglio. Ma l’illusione è stata così fresca e subitanea, che non vi rinunzia, e preferisce credere che alberi e uccelli formino una sola creatura d’amore, che venga conversando con lei; e, volgendo gli occhi in su per meglio