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:: | Stella mattutina | 17 |
che ha di continuo, negli occhi e nella bocca, il guizzo d’un ghignetto schernitore. Non gliene importa niente, nè della Grisi, nè delle favole bizzarre, nè del teatro di stracci.
La piccola artista ne soffre in cuore: ne è ferita, già come qualcuno che dia il meglio di se stesso, e senta di non essere compreso.
Ma l’oscuro corruccio dura poco. Basta che una di loro gridi: — Andiamo a giocare!... — E si precipitano in giardino.
Giardino sempreverde: pini, magnolie, un cedro del Libano: pochi fiori, molta erba, profondità di ombre, sapienza di nascondigli. Giardino più bello al mondo non c’è.
Le bambine giocano a rincorrersi: quattro saette. Poi, a palla: ciascuna ha la propria: sotto la palma della mano deve rimbalzar venti, cinquanta, cento volte, senza che la mano fallisca un sol colpo. La gara le eccita: più di tutte esalta la scarna portinaretta. Dopo la palla, il salto alla corda, semplice e in due tempi: il salto su un solo piede, cioè zoppin zoppetta, sino a quando il piede resiste: il salto dai gra-