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146 | Stella mattutina | :: |
lucida, con serratura e chiavetta d’argento, e un tesoro nascosto nei varî scompartimenti. Un tesoro: armille, fibbie da teatro, pendagli d’ottone e di gemme false; e fra tutto quel falso una miniatura d’uomo incravattato alla moda del mille ottocento trenta...
Dove andranno?... Chi sa!...
Ma la mamma, una sera, dice alla sua figliuola, con quella serenità che rende, intorno a lei, ogni cosa facile e piana:
— Sai?... Ho pensato che, quando ti verrà la nomina, sarà meglio che tu cominci ad andare senza di me. Io posso ancor lavorare, per qualche anno almeno. Non son poi da buttar via, da mettere in giubilazione!... Così, qualche lira di qui, qualche lira di là... Intanto tu vedi il paese, cerchi e trovi le stanze adatte, con calma, con riflessione. Non va bene, Dinin?...
Oh, sì, va bene. Lasciarsi, sia pur per poco, sarà duro; ma tutto va bene quel che ella dice, tutto è limpido, pratico, poggiato sulle più oneste basi della vita.
Se ne sta lì, dinanzi alla figliuola più alta