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116 | Stella mattutina | :: |
pricci, che mutò cento amanti e non ne amò nessuno?... Aveva uno strano intercalare, che frammetteva in ogni discorso, fissando l’aria e flautando la voce: «Stupendo, stuup!...». Altra al mondo non ebbe così piccoli piedi. Dalle sue folli peregrinazioni per l’Italia e per l’estero piombava talvolta, fugace rondine dalla finestra, nella casa del marito da lei diviso, per abbracciarvi i figliuoli con improvvisa, querula passione materna; mentre il marito, con una faccia di condannato a morte, si serrava a chiave nel proprio studio, per non strozzarla. Poi, cantarellando, rispariva. Non la vide ella morire, di schianto, per sincope, durante una cena d’ufficiali a Napoli, nel momento in cui alzava una coppa di sciampagna verso la fiamma d’un candelabro, invitando il suo ultimo amante a specchiarvisi?... I compagni di mensa, alticci, spruzzavan di sciampagna alla spirante il viso impiastricciato di belletto; le labbra scarlatte per il minio invocavano puerilmente, prima d’irrigidirsi per sempre: Caffè....
Non condusse ella vita comune con miss