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:: | Stella mattutina | 95 |
Nè ella lo sa. Obbedisce alla potenza dell’istinto. Quando si trova nel recinto delle lapidi e delle croci, le sembra di esservi nata, e vissuta in pienezza. La serenità che vi respira è perfetta. Ogni epitaffio, spiccante in lettere nere o dorate sui marmi immersi nel verde, le racconta una storia. E il verde è più denso, più gonfio di succhi, che in qualunque altro giardino. Più dei tralci di rose architettonicamente condotti intorno alle tombe, più dei massicci festoni d’edera, di un plumbeo rugginoso alle basi, di un nitor metallico verso le cime, avviticchiati alle pietre macchiate d’umidità, ella ama i fiori plebei: dalie, astri, violacciocche, cinerarie, geranii, traboccanti alla rinfusa e frammisti alle anonime erbe, ai piedi delle umili croci. Ama le stelle bianche e rosee dei sancarlini e il loro odor di terra; e i lumini votivi, preghiere mute. I guizzi di smeraldo delle lucertole le dànno brividi di gioia, le sembrano parole nel silenzio. E quei ronzii di élitre azzurrastre, per il suo orecchio musiche di sogno; e quell’odore complesso di fiori vizzi, di fosfori, di materia in tra-