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china di due scolaretti, eludendo la curiosità di coloro che avevano subodorato nella barca errante un dolce mistero.

In quel tratto di lago le abitazioni si seguono ininterrotte e la luna che era sorta per intero ne rischiarava minutamente i più piccoli particolari, accarezzando ogni contorno con un taglio netto che faceva spiccare il rilievo delle case, degli alberi, fin dei menomi cespugli sopra un cielo chiaro senza nubi del colore di una pallida ametista. La riva di contro invece ergevasi nuda e deserta e fra le due rive il raggio della luna piena tracciava in mezzo all’acqua un sentiero di luce.

Il desiderio di attraversare il lago sopra quella magica via venne ad entrambi contemporaneamente. Oh! dolce vogare! Entrarono nella striscia luminosa che li avvolse subito nella sua aureola facendo spiccare con riflessi di perla l’abito bianco di Lilia. Ma niuno poteva riconoscerli oramai. Il sandolino fendeva lo onde con una linea dritta e sicura, lasciandosi lontane, sempre più lontane, le ville della Tremezzina fino a confondersi nelle macchie degli alberi ed a sparire completamente.

Giunto nel mezzo del lago Ippolito depose i remi. Eccoli veramente soli fra i due silenzi del cielo e dell’abisso!

Il pensiero della morte che stava sotto di loro