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Una giovinezza del secolo XIX 217


tutte le giovinezze rinchiuse. E mi vedo alla sera a leggere a voce alta il giornale che in quei primi anni di libertà stava prendendo un grande sviluppo. Dapprima fu il Pungolo; naturalmente gli articoli di politica non mi interessavano, ma fioriva allora una volta alla settimana l’appendice letteraria e questa me la sorbivo con compunzione. Vi si parlava di Iginio Tarchetti, di Barrili, di De Amicis. Scriveva un certo Giulio Pinchetti, giovane di promettente ingegno che morì suicida e io piansi come se lo avessi conosciuto. Uscì in quei giorni Una capinera di Giovanni Verga. Chi era Giovanni Verga? Uno nuovo, un siciliano, non si sapeva altro. Ebbi occasione di leggere il piccolo volume e ne provai una intima schietta gioia. Ecco, dissi fra me, uno che si farà strada! Ed era contenta del piacere che mi immaginavo avrebbe avuto lui. Gli è che sentivo un alito di vita venirmi incontro, quella che doveva essere la mia vera vita. Perchè invece erano tutti così lontani coloro che avrebbero calmata la sete ardente dell’anima mia? Leone Fortis teneva lancia in resta nelle cronache mondane. Indimenticabile quella che scrisse a proposito di una magnifica festa da ballo in costume offerta alla cittadinanza milanese dal Prefetto conte Pasolini. C’era la Quadriglia delle carte da giuoco colle