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Balzò in piedi, fece qualche passo e tornò a lei.
— Senti — devi farmi un piacere.
— Fa d’uopo di tanto apparato? disse Giulia sorridendo. Parla.
— Ho bisogno della tua firma.
Giulia alzò le spalle.
— È tutto qui?
— Devo disporre di una somma un po’ forte, e senza il tuo consenso....
— Finisci subito, non voglio ascoltar altro.
Gli pose vezzosamente una mano sulla bocca e l’obbligò a tacere.
— Quando?
— Domani, se credi; condurrò qui il notajo....
— Basta, siamo intesi.
Olimpio restò tutta sera accanto a sua moglie. Giulia era in estasi.
Presero il the soli nell’angolo del caminetto acceso. Olimpio aperse il pianoforte e fece scorrere le sue dita nervose sui tasti sonori. Giulia cantò la romanza: Io t’amerò....
Scoccarono le due alla pendola dorata del salotto.
Giulia, colla testa sull’omero d’Olimpio, sorrideva. Egli chiuse il pianoforte e la baciò sulla bocca.