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— capiva quelle gradazioni sfumate di un affetto che costeggiava l’indifferenza.
Non accusava Olimpio, non si lagnava; pure un malessere sempre crescente s’impadronì del suo spirito.
— Eccoti all’isterismo! diceva Olimpio. Presto o tardi tutte le donne vi cascano.
Si annoja, ha bisogno di distrazioni — suggeriva qualcuno. Altri: soffre a non aver figli, una gravidanza le farebbe bene.
Il dottore le ordinò le pillole Blancard, le doccie fredde, l’acqua antisterica di S. Maria Novella.
Giulia si sottomise docilmente — ma dimagrava, e un pallore malinconico subentrò alle rose del suo fresco volto.
Si era in carnevale.
Olimpio presiedeva un club in via di formazione; stava assente quasi l’intera notte, giuocava, e per coprire i deficit della sua cassa pose mano a speculazioni arrischiate.
Una sera verso le undici si presentò a sua moglie. Era un po’ alterato e la voce gli tremava.
— Che hai, Olimpio, ti senti male?...
— No, no.
Sedette, le cinse con un braccio la vita — ella s’irrigidì, si trasse indietro e lo guardò fisso.
— Olimpio!