Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/80


— 78 —


— capiva quelle gradazioni sfumate di un affetto che costeggiava l’indifferenza.

Non accusava Olimpio, non si lagnava; pure un malessere sempre crescente s’impadronì del suo spirito.

— Eccoti all’isterismo! diceva Olimpio. Presto o tardi tutte le donne vi cascano.

Si annoja, ha bisogno di distrazioni — suggeriva qualcuno. Altri: soffre a non aver figli, una gravidanza le farebbe bene.

Il dottore le ordinò le pillole Blancard, le doccie fredde, l’acqua antisterica di S. Maria Novella.

Giulia si sottomise docilmente — ma dimagrava, e un pallore malinconico subentrò alle rose del suo fresco volto.

Si era in carnevale.

Olimpio presiedeva un club in via di formazione; stava assente quasi l’intera notte, giuocava, e per coprire i deficit della sua cassa pose mano a speculazioni arrischiate.

Una sera verso le undici si presentò a sua moglie. Era un po’ alterato e la voce gli tremava.

— Che hai, Olimpio, ti senti male?...

— No, no.

Sedette, le cinse con un braccio la vita — ella s’irrigidì, si trasse indietro e lo guardò fisso.

— Olimpio!