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— Ma non amo mio marito. Egli ha sessant’anni: è ricchissimo e geloso. Oggi ho potuto sfuggirgli, è andato in villa, e con te, con te mio Olimpio, voglio dimenticare questa odiosa catena. Mi ami ancora, dillo?

— Ne puoi dubitare? rispose Olimpio accarezzandole una guancia.

— Oh! tu sei sempre così freddo — eppure così bello!

— Lascia ch’io ti veda bene, disse Olimpio rimovendole il velo del capo.

— Quanto tu sei bella te lo dica questo bacio, Maria.

Maria gli si buttò al collo.

Era in quel momento che Giulia riaprendo la finestra vide che la luna era scomparsa dal palazzo dei dogi.

La gondola guizzava silenziosa sotto il ponte di Rialto.

Giulia, al davanzale della malinconica finestra piangeva, e Maria pure piangeva sul petto di Olimpio, ma di gioja.

Rialto era passato e la gondola voluttuosamente cullata dalle onde ridiscendeva verso il Lido.

La bianca mano di Maria sollevava la frangia del felze e le teste dei due amanti si piegarono insieme a guardare l’onda.