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Giulia si guardò bene dall’insistere.

Tornarono sotto i portici. Erano fermati davanti a una bottega da orefice, quando una figura alta di donna passò loro rapidamente a canto.

— La conosci? domandò Giulia voltandosi a guardarla.

— Io? — no — quale idea! rispose Olimpio con naturalezza.

— M’era sembrato ch’ella ti salutasse.

— Imaginazione.

Passeggiarono ancora.

— Sei stanca? disse Olimpio.

— Un poco.

— Dobbiamo andare all’albergo?

Nel salire la scala Giulia lesse sulla tabella dei viaggiatori: «Monsieur Olympe et madame son épouse.»

Sorrise e fece prestamente due o tre gradini mormorando: son épouse, son épouse.