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Morning-Post sbirciandola di sottecchi, nè della grossa signora bergamasca che sbuffava or all’uno or all’altro sportello ventolandosi colle falde del suo salta-in-barca, e nemmeno — ah no, lettrici sentimentali — nemmeno del panorama che prima l’Adda ed il Brembo, poi l’Adige, solcando colle loro acque d’argento facevano verdeggiare al tepido sole di marzo.
Giulia non guardò Bergamo, che ridente e festosa, adagiata sui colli, in mezzo alle rose sembra una sirena ammaliatrice posta là per adescare i viaggiatori; — non si curò di Brescia la forte; — non chiese di visitare Verona, l’antica, la romantica Verona, patria di Romeo e ispiratrice al genio di Shakespeare.
Giulia non pensava che ad Olimpio, non guardava che Olimpio.
Dal canto suo, Olimpio, visto che sul vagone stava scritto a fumare arrotolò tranquillamente un paquitos fra le sue dita aristocratiche.
Passato Mestre, sul lungo ponte della laguna, Giulia mise fuori per la prima volta la sua testina e domandò a bassa voce:
— È Venezia?
Olimpio accennò col capo di sì.
Dalla stazione all’albergo — e l’albergo era l’Hôtel Belle-vue — si attraversa quel sogno incantevole che è il canal-grande co’ suoi palazzi di granito fra due cieli azzurri — il mare e il firmamento.