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— Se crede posso venire nel suo studio — rispose Giulia per cortesia verso l’avvocato ed anche per risparmiare alla sua amica la noja di udir parlare d’affari.

Pompeo accese un lume e condusse la sua giovane cliente in un gabinetto tutto pieno di libri e di carte.

— Non è elegante.... mormorò sorridendo.

— Ma per trattar le cause!...

— Diffatti — non mi occupo d’altro.

Giulia sedette in un ampio seggiolone di pelle dove la sua figurina scompariva quasi tutta e non ne usciva che la testa graziosamente infantile illuminata sotto il raggio della candela.

Pompeo appoggiò una mano su quel seggiolone.

— Ecco: Lettera del fabbricatore di carrozze; acconsente a riprendere il tylbury con duecento lire di perdita?

— Che ne dice?

— Si può accettare. — Altra lettera del sarto....

— Basta, basta, tutto quello che farà lei sarà bene. Mi faccia un po’ vedere la minuta.

Pompeo le presentò un gran foglio di carta notarile, ma appena Giulia vi ebbe posto gli occhi gettò una esclamazione di meraviglia — aveva riconosciuta la scrittura precisa della lettera anonima....

— Mio Dio! disse stringendosi con una mano il cuore.