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— Réa! — esclamò Roberto quando furono soli.
— Perchè mi chiamate col mio nome di battesimo? non mi piace.
Disse queste parole con accento duro, senza levare gli occhi dal libro.
Roberto tremò dal capo alle piante e cadendo in ginocchio:
— Vi avrei offeso senza volerlo? O non mi amate più?
Nessuna risposta.
— Parlate per carità! Dite, la mia assenza vi ha fatto dispiacere... avete pensato che potessi vivere senza di voi.... oh! ma non è vero; furono giorni d’inferno, giorni che non voglio rinnovare mai più a costo di accettare una catena ai vostri piedi! Réa, amor mio, vi chiedo scusa; infliggetemi qualunque castigo, ma lasciate che vi guardi, lasciatemi stringere la vostra mano, dite che siete ancora mia, che mi amate sempre, che mi perdonate!
— Avete un programma stampato di quello che io devo dire?
La voce della contessa era ironica e fredda. Roberto la guardava angosciato baciandole il lembo del vestito, e persuaso che quella collera fosse un dispetto amoroso soggiunse:
— Sapete quanto v’adoro! La mia vita è vostra — il mio cuore non ha palpiti che per voi — amo il