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voluttuoso dei sensi; Pompeo era pallidissimo e si stringeva le labbra fino al sangue.

Dopo un lungo tempo Giulia si arrischiò a domandare:

— Abbiamo molta strada?

— Mezz’ora circa.

E sospirò — anzi, sospirarono.

Il sole incominciava a sprigionarsi dalle nubi. Carri e carrettelle percorrevano in tutti i sensi le vie adiacenti alla città; asini e muli carichi di commestibili, biroccini ripieni di frutti e di verdura, i lattivendoli, gli operai, tutto un mondo animato e operoso; la vita e il progresso nelle loro manifestazioni più pratiche.

Giulia si sprigionò dall’ampio mantello che ravvolgeva per ravviare un pochino la scomposta acconciatura. Il vento di marzo le sollevava i capelli castani leggermente ondulati e li faceva svolazzare sulla sua fronte candida — ella era deliziosa nel suo disordine, nel verecondo rossore che le copriva le guancie — e Pompeo se ne dovette accorgere; almeno suppongo.

La carrozzella si fermò. Ma come discendere su quel predellino attaccato al disopra della ruota? L’avvocato non fece che un salto — e siccome Giulia se ne stava in piedi esitante e perplessa egli la cinse attorno la vita sollevandola come un bambino.