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Come! come! che c’entra Pompeo?

Oh! scusatemi — Giulia aveva diciotto anni — e in quella condizione che si trovava lei l’affetto riservato di un uomo, le sue premure, le sue prove di devozione e di stima non potevano riuscirle indifferenti; se poi quest’uomo era giovane, simpatico e se il caso li aveva posti lor due soli in una carrozzella a sei ore di mattina, nel mese di marzo, colla nebbia!....

Via, una mano sul cuore e l’altra su un occhio, lettrici!

Del resto, se è vero che noi dobbiamo render conto solamente dell’uso che facciamo delle intenzioni, l’uso che ne faceva Giulia era oltre ogni dire assolvibile, poichè la poverina se ne stava tutta rannicchiata nell’angolo sepolta sotto il suo mantello e sotto il plaid di Pompeo.

— Domando perdono....

Era l’avvocato che movendo un piede l’aveva leggermente urtata.

— Le ho fatto male?

— Niente affatto.

— Si trova comoda così?

— Discretamente; ma lei ha freddo!

— No, no, no.

— Dividiamo il plaid.

— La prego!