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si lagnò dei danni patiti e del cattivo procedere di Olimpio.

Giulia era sulle spine e fu riconoscente all’avvocato che troncò subito ogni disputa con un fare autorevole, molto in contrasto colla timidezza abituale.

Poi senza perder tempo in lungaggini fece venire un falegname che imballò gli oggetti fragili e legò su un carro tutti gli altri.

Taciturno, attivo, l’avvocato sorvegliava il lavoro dando consigli, prevedendo le difficoltà e non sdegnando metter mano ove occorreva.

Giulia comprese che queste erano tutte gentilezze per lei, attenzioni delicate per non affaticarla, per tutelare i suoi interessi — Olimpio l’aveva così poco avvezzata a tali premure che le riescirono doppiamente care.

Verso sera gli operai se ne andarono, ma la bisogna non era finita, e dopo aver accomodato il rimanente Pompeo perdette la corsa.

Era un contrattempo spiacevolissimo — aggravato dalla circostanza che il treno della mattina passando direttamente non riceveva i viaggiatori di quella stazione secondaria — e alle undici ore egli aveva una comparsa in Tribunale.

Se fosse stato solo non avrebbe esitato a partire quella sera col primo mezzo che capitava, ma si guardò bene di non lasciar trapelare nemmeno un atto di im-