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Finallora l’avvocato le era parso un originale torbido e poco socievole, ma le confidenze della signora Chiara lo vestivano di una luce simpatica, dolcemente misteriosa e gradita al suo cuore, che naturalmente si sentiva inclinato verso quelli che soffrono.

Pompeo soffriva. Su questo punto le due amiche andavano d’accordo. Ma perchè soffriva?

Giulia batteva in cadenza il suo piedino sugli alari del caminetto fantasticando dietro il segreto dell’avvocato, quando costui entrò per l’appunto. Ella lo guardò con una certa curiosità e dovette convenire che non ci era male. Abituata alla splendida bellezza d’Olimpio, bellezza che abbagliava come il sole, non s’era mai accorta che l’avvocato aveva un profilo nobile e distinto, un’eleganza modesta e direi quasi furtiva, occhi soavi e fronte intelligente.

Le parve anche che quella sera fosse un po’ meno triste — e senza dubbio ciò contribuiva moltissimo a farlo più simpatico.

— E così? chiese Giulia dopo i saluti d’uso.

Egli rispose sedendo accanto alla sorella:

— La domanda di separazione fu presentata oggi in Tribunale; ho parlato col signor Olimpio e si faranno le cose in regola, chetamente.

La signora Chiara si impadronì di una mano di suo fratello e interrompendolo esclamò: