Pagina:Neera - Un romanzo, Brigola, Milano, 1877.djvu/161


— 159 —


— Mia cara, rispose, dopo che ella ebbe finito; entriamo se ti garba in un caffè, perchè a declamare qui in pubblico ci prenderanno per due commedianti di provincia che ripassano la loro parte — poi, sia detta in confidenza, si capisce proprio che giungi dal podere — hai un certo cappello alla rococò....

— Non ho bisogno che d’una parola sola. Torni oggi a casa con me?

— Diamine! — la decisione è un po’ precipitata; non posso assolutamente.

— E chi pensa a pagare l’affitto?

— Io, perbacco — ci penserò io!

Giulia lo guardò incredula — egli replicò:

— Ci penso, sta sicura.

— E... ti fermerai ancora molto?

— Dipenderà dalle circostanze, dagli affari; non ho ancora potuto parlare collo zio Prospero; lo aspetto di giorno in giorno.

Olimpio non offerse a sua moglie di restare in città; ella non lo chiese e si separarono asciutti, malcontenti ambedue, persuasi segretamente che una catastofe era vicina.

Quindici giorni passarono — non in un lampo, ma infine passarono.

Giulia, indecisa e perplessa, affrettava col desiderio un avvenimento qualsiasi che mettesse fine a quella