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Queste zucche enormi, tonde, lucide, gialle, insipide, che salgono salgono sempre sul loro magro fusticino, rappresentano coll’esattezza della natura, che è una critica perenne e una perenne lezione, rappresentano, dicevo, gli ignoranti boriosi che portano tutto il loro fumo nella testa.

Il contadino, così povero nei nostri paesi, contempla con amore la sua zucca casalinga, appariscente ed economica.

La vite serpeggiava tratto tratto su quelle campagne colle sue foglie frastagliate e i ceppi nodosi, contorti, rattratti quasi per la fatica di aver nutrito il più soave dei frutti.

In complesso, l’impressione che Giulia ricevette dalla sua gita fu abbastanza buona.

La casa era molto vasta; era antica e diroccata; cinta da enormi pioppi, le cui estreme foglie ondeggiavano al vento. I frati possedevano una volta quell’edifizio e serbava infatti qualche cosa di monastico e di grave.

Camere abitabili ve n’eran appena due o tre; le altre, immense, con delle volte che minacciavano rovina, tutte scrostate, coi vetri rotti, con reggimenti interi di topi vagolanti tra gli assiti, colle ragnatele sospese ai muri e il suolo avvallato — testimonio delle preci ardenti e delle crude discipline che i buoni padri, ginocchioni, vi facevano sopra.