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Nella dolcezza del mattino, nella squisita infantile dolcezza del giorno che incomincia, Lydia dimenticava l’incubo della sera prima.

Passeggiando in giardino, in attesa dell’asciolvere, Keptsky l’accompagnava, gentile, attento, informandosi della sua salute, trovandola un po’ pallida.

Egli aveva un modo di parlare insinuante, una voce di cui era padrone, e che modulava con una abilità strana. Ascoltava meglio ancora che non parlasse, accompagnando il pensiero di chi parlava. Con Lydia, molto piccola di statura, egli stavasi un po’ chino, in attitudine rispettosa; da’ suoi occhi, cupamente azzurri, scendeva verso lei un raggio di benevolenza intelligente, quasi carezzevole; un dolce calore usciva dai suoi sguardi come dalle sue parole e da ogni minimo gesto. La natura che gli aveva prodigati tutti i doni, s’era alleata ancora le più grandi raffinatezze del-