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zione, seppe amarla con discrezione, con serietà, con delicatezza. Come avrebbe ella potuto restare indifferente a sentimenti che rispondevano ai suoi propri con si intensa unità di vibrazioni? Era quello l’amore che aveva sognato, tutto pieno di intimi accordi, di affinità profonde e misteriose; fuori, fuori dalle allegre galanterie, dalle voluttà facili e fuggevoli di tutti quegli altri amori che vedeva intorno a sè: nobile e vero in se stesso, doveva apparirle centuplicato di nobiltà per gli immediati confronti, e non potendo illudersi nè di sposare Aydie nè di resistergli tentò con uno sforzo eroico di fuggirlo. Ma il tentativo fu vano; ella lo amò.

Nessuna cornice di romantiche avventure circonda questi amori che furono altrettanto semplici quanto spontanei e costanti quanto sinceri. Considerandoli con sano criterio, la loro originalità risulta in senso inverso, cioè dalla loro stessa naturalezza. Se si raffronta lo stile fiorito dell’opera e le svenevolezze che gli uomini non solo tributavano alle signore, ma si ricambiavano tra loro fino all’abuso degli aggettivi più appassionati, le lettere del cavaliere e di madamigella Aïssé appaiono di un riserbo am-