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la marchesa du deffant 137


di affliggersi per la morte di Voltaire, che era pur stato uno de’ suoi più antichi amici. È ben vero che a compenso delle lagrime mancate gli dedicò un calembourg. Siccome i versi piovevano sulla tomba del grande poeta, ella fece questa riflessione, che denota, se non altro, una lucidità di spirito meravigliosa: «Il subit le sort commun, il sert de pàture aux vers.»

Buio e desolato cuore quello di questa vecchia sopravvissuta quasi a se stessa; ella divampa fino all’ultimo, ma di una fiammolina fumosa che rasenta la terra e sa di lucignolo.

Un lieto contrasto alle lettere della Du Deffant rilevanti quasi tutte l’aridità di una vita inutile inasprita dalla diffidenza, sono quelle che le giungevano dal castello di Canteloup presso Amboise nella fertile Turenna, dai suoi parenti Choiseul. Queste lettere, accompagnale spesso da un paniere di ciliegie, dovevano portare nel tetro appartamento della marchesa un profumo di campi, di famiglia felice, di schiette risa che riuscivano qualche volta a scuoterla, ma più spesso attizzavano il sentimento astioso del suo abbandono.