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saldare il debito d’amore che abbiamo verso questa buona famiglia. Ci sono, del resto, i libri che parlano chiaro...

— Oh! i libri! — ghignò Giuseppe — sono essi che mangeranno le tremila lire.

Disperando di potergli cavare una sola parola assennata, Chiarina lo seguiva dolorosamente di camera in camera. Quando furono nella camera dei loro genitori, egli si accostò al canterano e lo aperse. La fanciulla, che vedeva in questo vecchio mobile quasi l’altare dei suoi ricordi, trasalì, impercettibilmente.

— Che fai?

— Guardo. Sono padrone, mi pare!

Le sue mani corsero ruvidamente sulle camicie a smerli, sui bei fazzoletti e sul velo nero. Toccarono una scatola...

— Sono gli ori della mamma! — gridò Chiarina.

— Eh! che premura. Lascia vedere.

La aperse: sollevò la collana di granatine con tanto mal garbo che l’anello scivolò fuori e andò a perdersi in mezzo ai fazzoletti: egli non se ne accorse e Chiarina per un’inesplicabile presentimento non lo avvertì.

— Roba fuori di moda — disse lui con un certo sprezzo.