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— Impossibile occuparsi di tutto quello che dice e fa la gente.

— Si dice dunque che mio marito aspira al seggio di Daisini? — interruppe Minna con accento risoluto. — Sarebbe una cattiva azione non è vero?

— Non ci pensi un solo istante! — gridò Stello con fuoco. — Tanto varrebbe supporlo ladro o traditore. È una assurdità come appena la può concepire la mente briaca di un avversario politico. Chi lancia simili accuse fa a fidanza sulla striscia che il male si lascia sempre dietro; la calunnia è come il carbone; per quanto si pulisca una macchia di carbone ne resta tuttavia qualche cosa, un’ombra, una traccia, una diminuzione di candore. Si sa benissimo che la verità deve venire a galla, ma intanto il sospetto s’insinua, serpeggia, tiene gli animi sospesi ed è tutto guadagno per i maligni. Lasciando da parte l’atto indelicato verso l’amico che diminuirebbe l’alto concetto in cui tutti teniamo Filippo, quale gioia nel campo avversario che vedrebbe così disperdersi sopra due nomi i voti da tanti anni raccolti intorno a Daisini! Assurdo, assurdo, assurdo!