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— di coraggio ho bisogno, non di rimproveri.

— Hai ragione — disse la signora Cònsolo, calmandosi ad un tratto con uno sforzo della volontà così energico che tutta la durezza de’ suoi occhi le si diffuse sul volto cingendolo di una maschera marmorea sotto la quale lo spasimo non dava più nessun guizzo.

Filippo mormorò cupamente:

— Non parliamone altro. Vuoi?

Madre e figlio si strinsero la mano in silenzio e quel tacito patto scese fra loro colla triste solennità di una pietra calata sopra una tomba.

— La signora Cònsolo è in casa?

Sempre timido, con un sentimento di ritrosia anche maggiore del solito, Stello faceva questa domanda alla servetta che era venuta ad aprirgli l’uscio di un secondo piano a metà di via Montebello.