Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/110


— 98 —

un cantuccio presso alla stufa di ghisa semispenta dimenticando di accendere la lucerna e Minna godeva della mezzaluce del crepuscolo invernale incombente sul silenzio della cameretta come di un velo soffice che la cullasse e la accarezzasse, mentre ella stessa cullava ed accarezzava i suoi profondi pensieri d’amore, perdendo di vista a poco a poco i mobili che si sprofondavano nell’ombra dalla quale emergeva appena la curva della campana di vetro protettrice della vecchia pendola. Su quell’unico punto luminoso Minna teneva gli occhi distrattamente colla sensazione vaga che dovesse restringersi di minuto in minuto fino a scomparire del tutto, quando le parve che la dormiente nel sonno si lagnasse; allora levandosi ratta in piedi andò a lei e la chiamò per nome.

Non ottenendo subito risposta accese la piccola lucerna col piede di bronzo, col paralume di carta, che serviva alle loro brevi veglie e vide la compagna che ansimava col capo rovesciato indietro, stralunando gli occhi, la persona stecchita, le mani che brancicavano nel vuoto. Intanto che Minna