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Perpetuamente in lotta con gli elementi e con le forze animate ed inerti della natura, strappando faticosamente alla terra il rozzo pane, contendendo alle belve la tana per ricoverarvi la sua donna ed i suoi bambini e proteggerne il riposo, l’uomo era veramente il re della famiglia. – Il suo dritto ed il suo dovere erano una sola cosa e si riassumevano in questo solo, l’impiego della sua forza.

Nel procedere dei tempi, la progressiva sicurezza delle persone, l’affermazione del dritto di proprietà, l’abuso della forza, il raffinarsi dell’intelligenza che avvertì nella umanità pregi di un ordine più elevato ed una fonte di piaceri più squisiti, sollevò il morale degli uomini, e la forza non essendo più l’unico ideale, l’uomo sentì che fra lui e la donna la sproporzione non era tale quale gli era apparsa dapprima, le si ravvicinò per lo spirito, sentì l’influenza dei pregi di lei e la di lei servitù si cangiò in tutela.

Se si discorrono con lo sguardo rapido le grandi modificazioni subite dalle condizioni della donna, transitando la civiltà dall’Oriente all’Occidente, dal paganesimo al Cristianesimo e dal feudalismo all’ordine presente, v’è di che stupire come abbiasi potuto ripetere da un principio primo ed indiscutibile, un fatto che venne sempre modificandosi e tarpando man mano l’ali al principio e lottando con esso, e questa lotta spiegarsi più energica ed efficace quando e dove l’uomo piega a civiltà, più debole e nulla laddove precipita o giace nella barbarie.

Taluni che credono dover usare moderazione anche nell’uso del sillogismo e sogliono ragionare non quanto vuole il senso logico, ma solo quanto basta a ricreare lo spirito in discorsi accademici senza concluder nulla nel fatto, dicono, che le donne han già ottenuto assai, che se volessero ricordare il passato si allieterebbero del presente e non mirerebbero più in là.

Senza contare che costoro non avrebbero dato alla donna