Pagina:Mozzoni - Del voto politico delle donne, Venezia, Visentini, 1877.djvu/26


— 24 —


Ecco migliaia d’artiste che ogni giorno strappano al pubblico più colto ammirazioni interminabili per sapienti interpretazioni, per divinazioni creatrici. – Ecco una miriade di scrittrici valenti nella letteratura amena e seria, cultrici di scienze speciali ed apostole intelligentissime di riforme sociali.

E siccome la politica non è molto astrusa ed ogni elettore non è tenuto ad avere illustrato il Principe di Macchiavelli, così credo converrete con me che in fatto d’intelligenza si potrebbe reclutare una quantità di elettrici da opporre con gran guadagno a certe masse elettorali delle nostre campagne, che sarebbero dispostissime a pigliare il cane per San Rocco ed il diavolo per San Michele, se non aveste gran cura di metter loro la scheda ben chiara in mano.

Dopo tutto ciò che ho detto, o signori, la ignoranza della donna non può essere allegata qui che in modo relativo. Dite ad una persona intelligente una cosa che ignora e non la ignorerà più, e quindi quando si istituiranno dei corsi di scienze sociali per gli elettori, che ne hanno generalmente bisogno, io vi prometto che li reclamerò anche per le elettrici e ristabiliremo un’altra volta l’equilibrio.

Quello che dell’ignoranza vuol essere detto dell’inesperienza. Trasportatevi in ispirito al 1859. Ricordate le incertezze, le confusioni, le diffidenze, le velleità, le indeterminatezze che portaste nel primo esercizio del voto. Dapertutto si strillava e si arringava. Bisognava dimostrare al popolo di essere liberale. Si provava che Cavour era più radicale di Mazzini, Napoleone III innamorato dell’Italia più che Orsini. Di tempo in tempo la voce di un popolano arginava la tumultuosa eloquenza degli avvocati e dei giornalisti, e tentava di veder chiaro fra quella tempesta di argomenti, di affermazioni, di smentite, di proteste, di programmi e di mozioni. Il popolo se ne tornava da quelle procellose adunanze con la testa grossa e con la per-