Pagina:Mozzoni - Del voto politico delle donne, Venezia, Visentini, 1877.djvu/22


— 20 —


nella provincia, nello stato, investita di una condizione giuridica, sottoposta alla sanzione penale, non v’è giurista così musulmano da non capire che ad un tal ente giuridico non era possibile negare teoricamente il diritto. Ma quando poi si venne all’esplicazione pratica di questo diritto, quegli uomini che seguendo il nesso logico delle idee avevano tutto concesso, bloccati in massa dal pregiudizio tutto negarono. – Nè pensarono a distinguere fra essi e ad esaminare se quelle forme nelle quali si presentava la donna investita del diritto ripugnassero veramente alla natura delle cose o se li smarrissero semplicemente perchè nuove.

Poichè è d’uopo confessarlo, o Signori, mentre la civiltà importa una assidua mutazione di idee e di cose, ogni novità ci si affaccia come un’assurdità e non è che il successivo lavoro di riflessione e di esperimento che ne liscia ai nostri occhi i contorni, e ce la fa apparire successivamente possibile, ragionevole, naturale e più tardi necessaria, indiscutibile.

Così è accaduto delle istituzioni che volta a volta la scienza, l’industria, l’arte, la politica, la varia vicenda delle cose, ha introdotto nel mondo, e così è accaduto del voto della donna in altri paesi a quest’ora stessa e così sarà fra noi. – Non è che per affrettare l’affermazione del principio, nel quale ho fede inconcussa, ch’io vi invito a fare con me questo lavoro di riflessione che vi dimestichi con una novità che non ha altro torto che d’essere nuova, restando in pace profonda con la natura.

Le obiezioni che si sollevano contro il voto politico delle donne, sono queste:

1. Le cure della famiglia.

2. La loro ripugnanza agli affari ed a tutto quello che sa di pubblicità.

3. La loro poca intelligenza politica.

4. La loro ignoranza delle questioni sociali.