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non avrà questo solitario pensatore dovuto raccogliere e studiare che poi gli riuscirono inutili! Una osservazione buona gli sarà costata il sagrifizio di molte osservazioni mediocri e cattive, e chi sa in quali torture e in quali incertezze s’è trovato durante il laborioso periodo in cui i primi germi della teoria balenavano davanti alla sua mente! Ma dove non gli serviva l’autorità altrui o l’esperienza propria, il Darwin si sentiva indotto alle divinazioni proprie del genio: molte leggi biologiche egli divinò prima della scoperta dei fatti, e moltissime idee nascevano nel suo cervello per una sublime e talora incosciente associazione, che già intuitivamente pareva verosimile e l’osservazione e l’esperimento trovavano poi vera.

Da un numero straordinario di corrispondenti e da tutte le regioni del mondo incivilito, il Darwin riceveva di continuo interessanti notizie e relazioni di fatti nuovi o poco noti: si può dire che alla grande opera darwiniana cooperarono la stessa potenza e ricchezza britannica, con ciò che dalle innumeri e svariatissime colonie inglesi affluivano alla modesta biblioteca di Down-House tutti i risultati del lavoro di centinaia e centinaia d’osservatori zelanti e disinteressati. Un mezzo pratico che non disdegnò il Darwin fu quello delle inchieste, delle quali redigeva egli medesimo i questionari talvolta assai particolareggiati: mi basti ricordare la bellissima inchiesta sull’espressione delle emozioni nelle varie razze umane, e l’altra accompagnata dall’invio di esemplari sopra i piccioni e i conigli domestici di tutto il mondo. Tutto questo immenso materiale, raccolto con pazientissimi studii ed infinite ricerche, veniva disposto secondo un ordine prestabilito. Nella biblioteca del Darwin e presso il suo tavolo da studio, un ampio scaffale diviso in scompartimenti conteneva la collezione delle prove del trasformismo, e queste prove s’andavano a mano a mano accumulando così da formare dopo un certo tempo lo scheletro dei capitoli di libri futuri. Questo sistema, che facilita assai il lavoro e permette di non affidarsi alla sola memoria, non è certo elegante, ma è scientifico, e rammenta quella virtù dell’ordine che il Franklin e lo Smiles vogliono inseparabile dall’uomo di carattere.

VII.

Se la grandezza degli uomini si misura da quella dei benefici che essi recarono all’umanità, convien riconoscere che tutti