Pagina:Morbosità Emma Arnaud.pdf/35


— 29 —


CAPO. II.


La contessa Diana di Spa non pensò neppure un momento a suo marito; era così staccata da lui, così estranea nei suoi pensieri, nei suo affetti, nelle sue occupazioni, che neppur l’ombra d’un rimorso la purse, di dare tutto il suo cuore, tutta la sua potenza d’affetto ad un altro che non ne aveva il diritto. Che cos’era lei per suo marito? Nulla. Era la donna giovane e bella che aveva piaciuto all’uomo giovane e sensuale; era stata la controbilancia, la vendetta venuta a proposito per lui, dopo l’abbandono d’una ballerina; era stata la ricca ereditiera che aveva aumentato le sue rendite del doppio; la donna più degna di portare il suo nome, illustrandolo colla sua splendida persona. Null’altro.

Salì lo scalone dell’albergo sola, lasciando trascinare l’abito, colle guancie accese gli occhi fulgidi fissi nella sua visione di cielo.

Sentiva un gruppo alla gola ed una leggerezza soave in tutta la persona, il sangue le martellava lievemente lo tempia. Aprì la finestra ed aspirò un profamo indefinito di fiori e di bocciuoli; pareva che la primavera l’avesse assalita ad un tratto insidiandola. Si tuffò nel suo amore colla ebbrezza disperata con cui il soldato si getta sul-