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— Credo di sì, mi ha detto che veniva. Aveva un appuntamento prima.
— Se non viene pregheremo il duca:
— Ho la carrozza, grazie, disse vivamente Diana, non occorre.
Portarono ilthe Diana porse la tazza al duca senza guardarlo, intanto il conte di Spa entrò nella sala.
— Benvenuto, benvenuto, sclamò Elena contenta d’introdurre un diversivo in quel trio impacciato, eppoi soddisfatta di aver qualcuno da far occupare unicamente di sè.
Prosentò il conte al duca, i due uomini si salutarono con una stretta di mano.
La marchesa era vana, quasi non o nascondeva neppure sapeva d'essere bella e voleva farselo dire, sapeva d’essere affascinare e cercava di affascnare; non amava nulla e nessuno, amava sè stessa devotamente, spezzava gli ostacoli calpestandoli coi suoi bei piedini piccoli e lunghetti, non guardandosi indietro, non volendo vedere se aveva fatto del male; col sorriso sulle labbra, i lampi negli occhi, lo spirito pronto, vivace, sgorgante. Dov'era la marchesa, era la luce, l’allegria, l’entusiasmo; il fumo e lo spirito dello champagne, che ubbriaca ed abatte. Dov'era Diana, era la calma solenne ed imponente delle aurore bionde sul mare, la profonda e sacra quiete del pensiero, i tumulti del cuore, intimi, accaniti, le battaglie lunghe in cui i sentimenti si rafforzano, si nobilitano, si completano.
Diana era soave, seria, triste come tutte le
mò Elena, con-_
irito dello cham- *