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troppo vana per non usarne ed abusarne; rideva spesso e schiettamente, rise anche quando vide a comparire il duca San Pietro,

— Siete venuto, bravo!

Attilio le portava un grosso mazzo di violette cupe, profumatissime; prima di porgerglielo ne scelse una e la mise all’occhiello.

— Grazie. Volete farvi perdonare le impertinenze di quest’oggi, disse Elena, badate che riuscirete solo a metà.

— Siete vendicativa, marchesa?

— Un poco.

— Anche se si chiedo perdono?

Anche. Stassera sono tutta per Diana......

— Diana?

Sì, è il nome della contessa di Spa, vi piace?

— Molto.... è strano...

— Che vi piaccia? se è bello mi pare invece naturale; non mi avete detto cento volte che il bello vi piace?

— Moltissimo.... Attilio era lievemente distratto.

— Duca, mi permettete di far metà di queste violette con la contessa?

— Fate, sono vostre, anzi....

La conversazione, cadde, Il duca pensava, e quantunque serio, blasé ostinato, il nome di Diana lo aveva colpito. Se fosse stata lei! la sua vanità era dolcemente accarezzata da quell’idea. — Un uomo che sa di essere stato amato molto da una donna, conserva sempre in fondo al cuore l’illusione di essere amato ancora un pochino, di aver