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lasciata per chissà quanto tempo pensando al suo appartamento tanto vicino a quello di lei che si vedevano ad ogni ora; appoggiò la testa fra le mani, e stette a lungo a fantasticare e a ricordare.

Il conte Gastone di Spa, e Diana Malvezzi non si erano sposanti d’amore,

Diana era d’indole delicatissima; sentiva profondamente e tenacemente; a sedici anni aveva amato il duca San Pietro, l’aveva amato con tutta la potenza dell’anima, come solo certe donne sanno amare a quell’età, e d’un amore che certe altre non possono neppur supporre che esista.

Era stata la fase più felice della sua vita, tutta la sua forza d’affetto l’aveva esaurita per lui, era roba sua.

L’imamgine di Aitilio s’era scolpita nel suo animo e nulla l’aveva più potuta cancellare, Il duca che l’aveva amata anche molto, ma molto meno di lei, ed in diversa maniera, la lasciò tranquillamente senza veruna ragione apparente.

Diana aveva sofferto moltissimo, in segreto, aveva pianto, s’era accasciata, l’esile fiore aveva minacciato d’infrangersi sotto quell’orrenda bufera. Dopo una lotta accanita, in cui l’orgoglio solo l’aveva debolmente sostenuta, Diana uscì vittoriosa, cioè non morì di dolore. Visse perchè aveva sedici anni, e la giovinezza è difficile che soccomba; visse perchè aveva sua madre che adorava; si fece una seconda religione della memoria del suo amore immenso, seppelli in fondo al cuore i frantumi del suo passato, irrugiadò ancora quella tomba con molte lagrime amarissime, e comparve nel mondo bella è sorridente,