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rabile e muta, e lui aveva tanto cercato di penetrare în quell’anima chiusa agli affetti gentili e soavi dell’amore, alle tenerezze della donna; e non era riescito mai ad intendere nulla. A_ volte Elena aveva per lui degli slanci subitanei e selvaggi che stordivano quell’anima mite, a volte aveva delle freddezze crudeli, assidue, sprezzanti, che lo ammalavano di dolore.

Egli aveva consumato così gli ultimi anni di una giovinezza appassita, e poi era morto etico a Bordighera, chiamando e benedicendo Elena, che faceva i bagni a Nizza in una palazzina che egli le aveva comperato.


La contessa Diana di Spa, in veste da camera. i capelli mal pettinati, e con l’aria stanca di chi ha passato la notte in ferrovia, s’aggirava nel suo appartamentino d’albergo, provando quel vago senso di solitudine che ci sorprende sempre fuori di casa. - Apriva gli armadi che mandavano un odore di umidiccio, che attaccava alla gola per la lunga abitudine di star chiusi e vuoti. Le serrature dei cassettoni non chiudevano bene e Diana. non sapeva trovare un posto alla sua roba; tutti quei mobili lucidi, signorili, avevano un non so che d’estranco che l’attristava, i grandi seggioloni che offrivano le lor braccia arrotondate, avevano qualche cosa della cortesia mercenaria del padrone d’albergo.

Diana abituata nel suo salottino stile barocco, ove passava le lunghe ore sdraiata sulla dormeuse










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